Lunedì XVIII Settimana del Tempo Ordinario
Ger 28,1-17 Sal 118 Mt 14,22-36
I discepoli hanno assistito alla moltiplicazione dei pani, e ora, Gesù si presenta con il nome di Dio rivelato a Mosè dicendo “Io sono”. Di fronte a questo progressivo rivelarsi di Gesù come il Figlio di Dio, suona quasi sfacciata la richiesta di Pietro: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Significa chiedere di avere lo stesso potere di Gesù di dominare le acque, segno del male e della morte. E Gesù risponde: «Vieni», dando prova del suo amore paziente. Attraverso questa esperienza, infatti, Pietro può misurarsi con la sua piccolezza e fare i conti con sé stesso. Bastano pochi passi perché la paura prenda il sopravvento e la domanda temeraria si trasformi in grido di aiuto: «Signore, salvami!». Pietro può finalmente riconoscere che lui da solo non può nulla, e ha sempre bisogno che Gesù gli tenda la mano.
Donaci o Signore la grazia di riconoscerci per ciò che siamo e di sperimentare la tua forza nella nostra piccolezza
Dai Fioretti [FF 1915]
Quando io dicevo: «Chi sei tu, o dolcissimo Dio mio?», io ero in lume di contemplazione, nel quale vedevo l’abisso dell’infinita bontà e sapienza e potenza di Dio; e quando io dicevo: «Chi sono io?» io ero in lume di contemplazione, nel quale vedevo il profondo lacrimoso della mia viltà e miseria, e perciò dicevo: «Chi sei tu, Signore d’infinita bontà e sapienza e potenza, che ti degni di visitare me?».