Mercoledì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 4,1-11 Sal 150 Lc 19,11-28
Nel libro dell’Apocalisse, Giovanni fa l’esperienza straordinaria della gloria di Dio. Anche nel Vangelo c’è una gloria che deve manifestarsi, quando Gesù entrerà in Gerusalemme: molti lo rifiuteranno e condanneranno a morte. Ma chi lo accoglierà, vedrà la gloria di Dio. La parabola è l’annuncio degli avvenimenti che si compiranno a Gerusalemme. Possiamo cogliere un legame tra l’uso che i servi fanno delle monete, e la gloria che Dio vuole manifestare nella vita di ciascuno. Anche noi a volte impediamo che il Signore entri a regnare in noi e manifesti così la sua gloria. Forse quando preferiamo non affrontare rischi e teniamo le nostre monete d’oro nascoste in un fazzoletto. Ci lasciamo vincere dalla paura di esporci e rimaniamo ripiegati su noi stessi, magari a piangere su ciò che non c’è. Ma in questo modo impediamo al Signore di operare cose grandi, cambiamenti fecondi nella nostra vita. C’è un modo per fare spazio alla gloria di Dio in noi: approfittare della libertà di scegliere, servirsi della creatività per inventare come mettere i doni – che tutti riceviamo dalla bontà di Dio – a servizio del bene.
O Signore i cui doni superano ogni nostro desiderio, rendici forti e liberi nel perseguire la tua volontà, generosi e creativi nel metterci a servizio dei fratelli.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1591]
Il beato Francesco (…) fu assalito per il suo profitto spirituale da una gravissima tentazione (…) E dopo che ormai da due anni era tormentato giorno e notte da quella tentazione, accadde che un giorno, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria, gli fu detta in spirito quella parola del Vangelo: «Se tu avessi una fede grande come un granello di senape, e dicessi a quel monte di trasportarsi da quello a un altro posto, avverrebbe così». Rispose il santo Francesco: «E quale è quel monte?». Gli fu risposto: «Il monte è la tua tentazione». Disse il beato Francesco: «Allora, Signore, sia fatto a me secondo che hai detto». E all’istante fu liberato, così che gli parve di non avere mai avuto quella tentazione.