Lunedì II Settimana del Tempo Ordinario
Eb 5,1-10 Sal 109 Mc 2,18-22
Gesù ci ha rivelato che la potenza di Dio è nella sua Misericordia: nel suo scendere e farsi povero, rivestirsi di debolezza per essere uno con gli ultimi. La misericordia di Dio è sempre più alta e più profonda di quello che noi possiamo pensare o immaginare, è una novità che sempre si rinnova e che chiede accoglienza.
E poiché non si rattoppa il vecchio con il nuovo, per fare spazio a questa eterna novità occorre davvero un digiuno: il digiuno da noi stessi, dai nostri schemi, dalle nostre ragioni. Questo digiuno è quello che ci fa riconoscere che siamo nulla davanti a Dio, che i nostri pensieri non sono i Suoi pensieri, e che tuttavia in questa nullità e povertà siamo visitati e amati. È un digiuno che ci prepara all’ascolto e all’incontro con Dio e con l’altro, che ci fa riconoscere quando è il momento di festeggiare lo sposo e quando di astenersi dalla festa.
Chiediamo al Signore la grazia di imparare questo digiuno: quello che prepara il cuore, che allena a fare spazio perché il Signore possa visitarci con la sua novità.
Manda il Tuo Spirito, Signore, a rinnovare il nostro cuore.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 500]
Francesco, allietato di nuova speranza per l’immensità dell’amore, progettava di ricondurre quel suo corpo stremato di forze alla primitiva obbedienza dello spirito. […] E diceva: “Cominciamo, fratelli, a servire il Signore Iddio, perché finora abbiamo fatto poco o nessun profitto!”. Non lo sfiorava neppure il pensiero di aver conquistato il traguardo e, perseverando instancabile nel proposito di un santo rinnovamento, sperava sempre di poter ricominciare daccapo.