Martedì II Settimana del Tempo ordinario
Eb 6,10-20 Sal 110 Mc 2,23-28
La Parola di oggi, non semplice, nella sua lettura immediata, è una parola di grande speranza e segno della delicatezza e libertà con cui il Signore ci vuole bene.
Dal brano della lettera agli Ebrei, accogliamo l’invito che “ciascuno dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento”. È lo stesso zelo che Dio ha con noi, ben espresso con la parola “irrevocabile”. Il suo giuramento – peraltro non necessario – di essere dalla nostra parte è proprio così: non conosce un minimo passo indietro. Lo vediamo anche nel Vangelo come difende i discepoli accusati di violare il sabato. Dio ci difende, è sempre dalla nostra parte, anche quando sbagliamo. Noi, d’altra parte, non sempre riusciamo ad essere così liberi. La rigidità di alcuni manifestata nella parola di oggi può essere anche la nostra. E può portarci, da una parte, a revocare la mitezza e la tenerezza nei confronti degli altri, dall’altra, a rifugiarci nel formalismo.
Ci conceda il Padre di vivere il tempo nella libertà e nella decisione irrevocabile di rimanere solo nella legge di libertà del Signore.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 389]
Di giorno, quelli che ne erano capaci, si impegnavano in lavori manuali, o nei ricoveri dei lebbrosi o in altri luoghi, servendo a tutti con umiltà e devozione. Non volevano esercitare nessun lavoro che potesse dar adito a scandalo, ma sempre si occupavano di cose sante e giuste, oneste e utili, dando esempio di umiltà e di pazienza a tutti coloro con i quali si trovavano.