IV DOMENICA DI PASQUA, Gv 10,11-18
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.
GESÙ, CON TE, COME DIVENIAMO “BELLI”?
♦ Gesù presenta se stesso: buon pastore, guida, dà la vita, amato dal Padre. Cioè non presenta se stesso, ma chi ama e chi lo ama. Che bello presentarsi così!
♦ Non a caso “buon pastore” significa “pastore bello”: vero, autentico, generoso, contento di essere-tutto-per-noi, appassionato di ogni persona. Per questo in Lui bontà e bellezza coincidono.
♦ Come ama Gesù? Per tre volte troviamo nel testo: do la vita. Il verbo usato si può tradurre con: espongo (vv.11-13), dispongo (vv. 14-16) e depongo (vv.17-18) la mia vita. Espone: mette davanti a noi la sua proposta di vita, perché possiamo confrontarci e rispondere con libertà. Mette davanti a noi la sua bellezza, perché possa essere il modello per la nostra. Dispone: si mette a nostro servizio; conosce intimamente l’amore del Padre e lo riversa su di noi, senza nulla trattenere. Depone: dando radicalmente la sua vita per amore, la riceve in pienezza. Consegnare se stesso: questo e solo questo vuole Gesù, non solo per noi ma anche per sé. È proprio bello!
⇒ Dinanzi alla bellezza del dono di Gesù sentiamo che qualcosa di noi viene coinvolto.
Non solo perché riceviamo senza merito questo dono smisurato, ma perché intuiamo che in Lui noi ritroviamo anche la nostra identità; il suo amore bello ci attrae e ci immette in un cammino di luce, di scoperta di noi stessi, di buona bellezza.
COSA FA UNA “PERSONA BELLA”, COM’È?
☀ SI LASCIA DIFENDERE DA GESÙ. Noi siamo suoi, gli apparteniamo ed Egli ha cura di noi come della propria vita. Ci vuole portare fuori dai recinti dalle nostre “bruttezze”, da ciò che ci chiude alla speranza, dalle relazioni che soffocano la gioia, dai nostri peccati che ci fanno sentire “brutti”. Per questo trabocca di misericordia, sparge tenerezza: per difenderci dal male, perdonarci, salvarci dalle situazioni difficili. È bello permettere che ci difenda con il suo perdono, con la sua Parola e con quella di chi ne diviene suo strumento.
☀ ASCOLTA E CONOSCE; CONOSCE E ASCOLTA. Gesù ci conosce, non siamo un gregge indistinto. È bello riconoscere la voce di Gesù ed essere riconosciuti da Lui: ci permette di vivere nella riconoscenza per il suo amore, per tutti i suoi doni. Più entriamo in questa dinamica di ascolto e conoscenza, più conosciamo e ascoltiamo Lui e i fratelli attorno a noi, tanto più diveniamo “piacevoli”. Avviene quando plasmiamo la nostra vita con la preghiera, quella che ci fa stare in intimità con Gesù e ci spinge a fare come Lui: ad ascoltare l’altro, ad attenderlo e conoscerlo per come è, ad offrire uno sguardo accogliente, un invito amichevole, a donare una parola buona capace anche di correggere.
☀ CERCA DI VOLER BENE: Gesù ha a cuore perché ci ha nel cuore. Non è solo una bella frase: è la libertà di voler bene all’altro senza altri interessi. Ci sentiamo bene quando lo sperimentiamo. Quante volte però facciamo le cose buone per essere visti, quante volte pretendiamo il contraccambio dopo aver donato…È bello desiderare con tutto noi stessi voler bene con gratuità e, per questo, vigilare sulla “tentazione da mercenario” che abbiamo nel cuore, deponendola con fiducia ai piedi del Signore.
Con Francesco d’Assisi
Di san Francesco sappiamo che non era bello, ma attraeva con la sua persona [FF 1838]: non era opera sua! Francesco, si può dire così, diviene sempre più una “bella persona” dal momento in cui decide di sposare la bellezza di Madonna povertà e con lei amare tutti. Della povertà si innamora perdutamente e «neppure per un istante accettò di non esserle sposo». L’aspetto povero di Francesco «indicava chiaramente dove accumulasse le sue ricchezze» [FF 641]. Attratto dalla bellezza di Gesù era diventato bello perché IMPEGNATO AD ESSERE UMILE CON TUTTI. Quando abbandona ogni cosa perché nel suo cuore ha ormai deciso di seguire solo Gesù, gli amici pensano che voglia sposarsi. Gli chiedono «vuoi prendere moglie Francesco?» e lui risponde: «prenderò la sposa più nobile e bella che abbiate mai vista, superiore a tutte le altre in bellezza e sapienza» [FF 331]. «Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, SEGUENDO LE ORME IMPRESSE NELLE CREATURE, INSEGUIVA DOVUNQUE IL DILETTO» [FF 1162]: questo fino alla fine della vita quando il Padre gli concede di vedere la «bellezza inimmaginabile» del Serafino donandogli le stimmate e invadendolo di «viva gioia e sovrabbondante letizia per lo sguardo bellissimo e dolce con il quale il Serafino lo guardava» [FF 484].
«L’aspetto del Signore Gesù è più bello, il suo amore più soave ed ogni suo favore più fine»
[Santa Chiara, FF 2862]
Come il Signore Gesù mi suggerisce di far dono della mia vita?