Martedì IV Settimana di Pasqua
At 11,19-26 Sal 86 Gv 10,22-30
Gesù, il Verbo di Dio, ci comunica della sua vita, l’amore del Padre, offre indicazioni che, se seguiamo, ci cambiano la vita.
Probabilmente, in diverse occasioni, l’abbiamo sperimentato, conoscendo meglio il nostro desiderio di amarlo, la gioia che proviamo quando stiamo con Lui, la bellezza di annunciare che “Gesù è il Signore!” (At 11,20).
Forse non riusciamo ad identificarci del tutto con i giudei che provocano Gesù, ma dobbiamo riconoscere che anche noi possiamo correre il rischio di non ascoltare fino in fondo. L’ascolto di cui parla Gesù oggi e quello che medita assiduamente la sua Parola; quello che porta ad accogliere il suo messaggio come una luce che offre nuova comprensione ai fatti della nostra vita. È l’ascolto che sa cogliere la promessa fondamentale: “io do loro la vita eterna”. Quante volte le preoccupazioni, le agitazioni per i contrattempi, i nostri limiti…. ci chiudono l’orizzonte della vita solo su quello che vediamo. In questi casi le parole di Gesù, “ve l’ho detto e non credete”, sono anche per noi.
Donaci Gesù di ricordare, nelle vicende quotidiane, la tua promessa di vita eterna.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 640]
Nessuno deve meravigliarsi se questo profeta del nostro tempo si distingueva per tali privilegi: il suo intelletto, libero dalla nebbia densa delle cose terrene e non più soggetto alle lusinghe della carne, saliva leggero alle altezze celesti e si immergeva puro nella luce. (…) Se alzassimo mani, innalzassimo i nostri cuori al cielo, se stabilissimo la nostra dimora nei beni eterni, verremmo forse a conoscere ciò che ignoriamo: Dio e noi stessi.
Chi vive nel fango, vede necessariamente solo fango; mentre non è possibile che l’occhio fisso al cielo non comprenda le realtà celesti.