Giovedì XIII Settimana del Tempo Ordinario
Gen 22,1-19 Sal 114 Mt 9,1-8
Passare all’altra riva non è semplicemente il cambiamento di una località, ma il cambiamento della nostra vita. È lasciare una situazione per andare verso un’altra e, se non facciamo così, rimaniamo paralizzati. Molto spesso le nostre fatiche nascono perché “non passiamo”. Ma in che cosa rimaniamo fermi? Spesso nel nostro modo di relazionarci, rapportarci con le persone e con tutto il creato.
Il Signore Gesù ci insegna proprio a passare da un luogo all’altro dell’esistenza e ci mostra la fecondità in questo. Lui non si ferma e così fa la volontà del Padre.
La vita ci chiama a passare ad altre rive per muoverci e guarire, rinnovarci e servire. Oggi prendiamo esempio dagli amici dell’uomo paralitico e da Abramo. Cercano il Signore, si muovono e, camminando nella fede, gli portano, gli offrono una situazione concreta, certi che Lui, davanti all’obbedienza e alla fedeltà, donerà la vita.
Signore, anche noi, come la folla, ti rendiamo lode per le meraviglie che compi nella nostra vita e in quella degli altri.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 743]
Dal momento in cui Francesco rigettò le cose caduche e cominciò ad aderire strettamente al Signore, non volle perdere nemmeno una particella di tempo. Aveva già accumulato abbondanza di meriti nei tesori del Signore, eppure era sempre come all’inizio, sempre più pronto ad ogni esercizio spirituale. Riteneva gran peccato non fare qualcosa di bene e giudicava un retrocedere il non progredire sempre.