Sabato XIII Settimana Tempo Ordinario
Ef 2,19-22 Sal 116 Gv 20,24-29
San Tommaso apostolo, festa
San Paolo ricorda ai cristiani di Efeso che non sono più stranieri né ospiti, ma parte viva di una comunità. Perché ora sono edificati insieme. Edificati nel senso di “costituiti”. Ma anche nel senso di “esortati al bene”. Il Signore ha dato la vita per questa nostra edificazione, per costituire questo corpo che è la Chiesa. Perché noi impariamo ad amarci e vivere insieme da fratelli. In modo che nessun uomo possa mai sentirsi straniero o ospite nel mondo. Il vangelo ci dice che Tommaso non era con i dodici. In qualche modo, forse, anche lui si sente straniero, ospite tra i suoi amici, la sua comunità, la sua Chiesa. Quando, otto giorni dopo, vi rientra, fa esperienza dell’incontro con Cristo risorto. L’incontro con il Signore è sempre personale. Ma, al tempo stesso, c’è una dimensione fraterna che lo accompagna sempre. Anzi, la fraternità è ciò che ci rende beati, perché ci aiuta a credere anche senza vedere.
«Mio Signore e mio Dio!»
Dalla Leggenda dei tre Compagni [FF 1438]
Francesco disse al Vescovo della città di Assisi: «Se avessimo dei beni, per proteggerli avremmo bisogno di armi, perché è dalla proprietà che provengono questioni e liti, e così viene impedito in molte maniere tanto l’amore di Dio quanto l’amore del prossimo. Per questo non vogliamo possedere alcun bene temporale a questo mondo».