Martedì della XVIII Settimana del Tempo ordinario
Nm 12,1-13 Sal 50 Mt 14,22-36
Il Vangelo di oggi sembra presentarci una situazione paradossale: i discepoli vengono “costretti” – espressione forte – da Gesù a salire sulla barca e andare in mezzo al mare. Obbediscono e non si ritrovano nella tranquillità, ma vivono una situazione difficile, drammatica. Era sera, per il clima che caratterizza il luogo era possibile che arrivassero tempeste: i pescatori sapevano che non era prudente partire. Si ritrovano in mezzo a una tempesta non perché l’abbiano scelto loro, ma perché l’ha scelto Gesù. Viene da chiedere: cosa fai Gesù? Perché fai così? La Parola stessa ci dice che questa situazione mette in luce qualcosa che i discepoli forse non vogliono vedere: quanta paura e quanta mancanza di fede c’è in loro … e in noi! Gesù vuole incontrare e curare questo buio interiore. E allora, nel nostro cammino spirituale, al momento opportuno – riconosciuto da Gesù, non da noi! – ci manda in una situazione che non vogliamo vivere, per sperimentare la fragilità e l’impotenza. Diviene allora una grazia poter gridare: “abbiamo paura!” perché allora Gesù può intervenire.
Forse anche oggi vivo una situazione nella quale non vorrei stare, che mi costringe a guardarmi dentro e a prendere coscienza di me stesso, della mia miseria, del mio buio interiore, alla luce potente e sicura di Gesù, Dio vivo e vero.
Donaci, o Padre, di stare nelle situazioni scomode in cui ci troviamo per scoprire qualcosa di noi e di Te, e crescere nella fede.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 509]
Sentendo che l’ora della morte era ormai imminente, chiamò a sé due suoi frati e figli prediletti, e ordinò loro che, a piena voce, cantassero le lodi al Signore con animo gioioso per l’approssimarsi della morte, anzi della vita così vicina. E poi, come poté, intonò il salmo di Davide: con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce il Signore io supplico.