Mercoledì XXII Settimana del Tempo Ordinario
Col 1,1-8 Sal 51 Lc 4,38-44
Gesù comanda alla febbre, minaccia i demoni, non li lascia parlare. La sua azione è energica, autorevole: vuole che il nostro cuore sia nella pace. Uno dei segni dell’agire del male in noi, infatti, è la perdita di pace. Papa Francesco ci dà un criterio per essere vigilanti: il male agisce portando l’attenzione su “cosa mi va di fare”. Mi vuole illudere che quella sia la pace. Il male ci fa vedere solo noi stessi, i nostri bisogni, ci fa pretendere tutto e subito, “come bambini che fanno i capricci”. Ma, chiedendo la forza dello Spirito, possiamo anche noi mettere a tacere il male con decisione e diventare “adulti”, orientandoci a cosa ci fa bene. Il Signore “non promette mai la gioia a basso prezzo”. Ma ci invita ad andare oltre il nostro io, per trovare la vera pace. Una pace stabile che non ci abbandona, neanche nella prova. La stessa pace di Dio che Paolo augura ai cristiani di Colosse sapendo della loro fede in Cristo Gesù, a causa della speranza che li attende nei cieli.
“Cristo Gesù, mia luce interiore, non lasciare le mie tenebre parlare. Donami solo di accogliere il tuo amore”.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 345]
Ed eccolo ormai lanciarsi nudo contro il nemico nudo, e, deposte tutte le cose del mondo, ricordarsi solo della giustizia divina! Si addestra così al disprezzo della propria vita, abbandonando ogni cura di sé stesso, per ottenere, nella sua povertà, la pace nel cammino infestato da insidie, e perché il solo velo della carne lo separi ormai dalla visione di Dio.