Giovedì XXII Settimana del Tempo Ordinario
Col 1,9-14 Sal 97 Lc 5,1-11
L’incontro di Gesù con Simon Pietro avviene nella vita quotidiana, caratterizzata dal lavoro, dalla stanchezza, dall’insuccesso, dalla paura di aver lavorato invano, di aver sbagliato. Luca non dice che Simone fosse lì ad ascoltare Gesù. Anzi dal contesto sembra che egli fosse assorto dal proprio lavoro: stava lavando le reti dopo l’inutile pesca. È Gesù che prende l’iniziativa di salire sulla barca di Simone e lo prega di scostarsi un poco da terra. Va notata la finezza del verbo; Gesù è Maestro di umanità e ci insegna quali sono le parole che nel momento difficile danno speranza ed energia: non un’imposizione, un rimprovero, una critica, non il giudizio o l’ironia. Ma una preghiera che fa appello a quello che Simone ha, a quello che sa fare. Poi Gesù parla alla folla e inevitabilmente anche a Simone. Solo dopo il dono della parola, arriva l’invito netto: prendi il largo. Gesù parte da noi, ci chiede qualcosa di possibile, ci dona forza con la sua parola perché possiamo compiere nella fiducia in lui ciò che appare impossibile a noi.
Donaci, o Signore, di comportarci in maniera degna di te, per piacerti in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio.
Dalle Ammonizioni [FF 178]
Beato il servo che accumula nel tesoro del cielo i beni che il Signore gli mostra e non brama di manifestarli agli uomini con la speranza di averne compenso, poiché lo stesso Altissimo manifesterà le sue opere a chiunque gli piacerà. Beato il servo che conserva nel suo cuore i segreti del Signore.