Martedì I Settimana del Tempo ordinario
1Sam 1,9-20 1Sam 2,1.4-8 Mc 1,21-28
Il modo di insegnare di Gesù rivela un atteggiamento che i vangeli traducono con una parola (exousia) che è difficilmente traducibile: viene reso con “autorità”. Vuol dire che Gesù è l’interprete autorevole e definitivo della Parola che sta insegnando. Questa autorità è un “di più”, proprio dell’essere divino, che ci permette di cogliere le stonature che sono nel nostro cuore. È, infatti, una Parola che corregge, in qualche modo “rovina”. Ci può fare anche male perché dice “taci!” ad alcune nostre voci interiori, a certi nostri atteggiamenti ai quali siamo attaccati, seppur ci tolgono la dignità di figli di Dio.
È interessante notare che lo spirito impuro esce dall’uomo del vangelo “straziandolo e gridando forte”: la correzione che viene dal confronto con la Parola di Dio non è indolore, né tanto meno immediata. Il male tende a resistere e il cammino verso la fede umile è un percorso di lotta possibile perché avviene sotto lo sguardo di grazia di Dio.
Donaci, o Padre, un confronto trasparente e autentico con la tua Parola che ci libera.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 446]
Di notte si recava, solo, nelle chiese abbandonate e sperdute a pregare; così, con la grazia del Signore, riusciva a trionfare di molti timori e di angustie spirituali. In quei luoghi doveva lottare corpo a corpo col demonio, che l’affrontava per spaventarlo non solo con tentazioni interiori, ma anche esteriormente con strepiti e rovine. Ma Francesco, da fortissimo soldato di Cristo, ben sapendo che il suo Signore poteva tutto dovunque, non si lasciava per nulla intimorire, ma ripeteva in cuor suo: “Non puoi, o maligno, scatenare contro di me le armi della tua malizia, in questi luoghi più di quanto mi faresti se fossimo tra la folla”.