Mercoledì XVII Settimana del Tempo Ordinario
Ger 15,10.16-21 Sal 58 Mt 13,44-46
Sono disposto a far fatica per scoprire le cose vere e belle? Disposto a “scavare a fondo”? O mi accontento delle gioie effimere e superficiali? Il Signore dice a Geremia che è necessario saper distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile. Il tesoro, la perla del vangelo, non sono scoperte per pigri, per gli arrendevoli, per chi ama vincere facile e restare nella comodità. Il mercante del vangelo, poi, sa di non poter trattenere la perla trovata e, al contempo, tutti i suoi averi. Sa che non potrà conservare le sue ricchezze e, in più, avere anche il terreno nuovo. C’è un momento in cui deve accettare di farsi povero, nella fiducia che una ricchezza molto più grande lo attende. A volte ci comportiamo come quei bambini che vogliono tenere tutti i giochi in mano, per paura di perderli. La persona matura non teme di perdere qualcosa, se deve raggiungere un bene, un amore, una professione, una famiglia, una scelta di vita. C’è un tesoro da abbracciare, e per il tesoro vale la pena lasciare le cose “vili”. Ma, a volte, anche cose che sono altrettanto belle! E lo fa senza paura, senza lamentele, senza rammarico. Lo fa lasciandosi attrarre da quella gioia piena che riceverà.
“La tua parola Signore fu la gioia e la letizia del mio cuore”.
Dalla Leggenda dei tre Compagni [FF 1409]
Francesco diceva ad un compagno, che aveva molto amato, di avere scoperto un grande e prezioso tesoro. Animato da un nuovo straordinario spirito, pregava in segreto il Padre; però non confidava a nessuno cosa faceva […]. Dio solo lo sapeva, e a lui incessantemente chiedeva come impadronirsi del tesoro celeste.