Venerdì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 10,8-11 Sal 118 Lc 19,45-48
Per un ascolto profondo della Parola di Dio, che porti frutto e che favorisca in noi un progresso spirituale e una conoscenza sempre più viva del Signore Gesù, sono necessari tempo, calma, preghiera, riflessione, studio. Il libro dell’Apocalisse ce lo ricorda: la Parola è un cibo da prendere, mangiare, ruminare, gustare fino in fondo, a volte nell’amarezza dell’aridità, altre volte nella dolcezza della consolazione.
Il Signore Gesù ci indica anche il luogo dove l’accoglienza della sua Parola è privilegiata. Luogo che dobbiamo frequentare con fede, dove non si può commercializzare la relazione con Dio e con i fratelli. Il Tempio, oggi per noi la Chiesa, è il luogo in cui il Signore si dona come Verbo, come Parola di vita. È il luogo dell’ascolto, della preghiera, della fede, della riconciliazione, dove ci rivela nella verità il volto misericordioso del Padre.
“Signore Gesù, quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca” (dalla liturgia).
Da Cronache e altre testimonianze [FF 2262]
… Se dunque un fraticello semplice non brilla per acutezza di ingegno, supplisca con l’ardore dello studio alla mancanza di ingegno. Non arrossisca di mendicare il pane della parola di Dio dovunque può e di mandare a memoria ogni giorno almeno una sola buona parola. Abbiamo visto molti, che erano di ingegno tardo, fare assai più progressi di altri che, presuntuosi delle loro forze e della loro intelligenza, non volevano dipendere in nulla dagli altri…