Venerdì III Settimana di Avvento
Is 56,1-3.6-8 Sal 66 Gv 5,33-36
Giovanni è presentato come il testimone, il martire. Questa è la sua vocazione. È stato sì anche ucciso come un martire, ma tutta la sua vita è stata vissuta donandosi al Messia, alla sua attesa. Un’attesa, quella di Giovanni, vissuta nella radicalità e nell’appassionato annuncio della salvezza. Giovanni esprime la sua vocazione come lampada che indica dov’è la luce. La esprime anche come voce che indica la Parola. Giovanni predicava la penitenza, predicava frutti di conversione nella vita concreta. Giovanni è il Battista che indica il vero battezzatore in Spirito Santo. La vita di Giovanni perciò precede quella del Signore nel senso che ne fa vedere i segni essenziali perché sia riconosciuto alla sua venuta. Anche il Signore poi è testimone del Padre… passaggi di testimone per la nostra gioia e salvezza.
Ecco, il Signore verrà con splendore, a visitare il suo popolo nella pace (dalla Liturgia)
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1020]
La grazia di Dio, nostro salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa, nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà. Essi, mentre venerano in lui la sovrabbondante misericordia di Dio, sono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l’empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e ad aspirare, con sete e desiderio insaziabili, alla beata speranza. Su di lui, infatti, in quanto veramente poverello e contrito di cuore, Iddio eccelso posò il suo sguardo con tanta accondiscendenza e benignità, che non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma anche lo rese tale che facesse professione della perfezione evangelica, ne fosse la guida e l’araldo, e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli.