Venerdì II Settimana di Quaresima
Gen 37,3-4.12-13.17-28 Sal 104 Mt 21,33-43.45
L’immagine della vigna esprimo l’infinito amore di Dio Padre per noi. Ma l’uccisione del figlio dice la nostra possibilità di voltare le spalle all’amore di Dio, approfittando anche della ricchezza che ci viene affidata.
Siamo creature e Dio ci ha reso partecipi della cura e dell’amministrazione dell’intera creazione. Invece, il cuore indurito ci porta a pensare che ciò che abbiamo, lo abbiamo non per dono per nostro merito.
Domandiamoci: Che opere mi ha chiesto il Signore di compiere quando mi ha mandato nella sua vigna? Che cosa mi ha affidato?
Donaci Signore, donaci un cuore riconoscente.
Dalla Leggenda maggiore di San Bonaventura [FF 1072]
Francesco, pastore del piccolo gregge, ispirato dalla grazia divina, condusse i suoi dodici frati a Santa Maria della Porziuncola, perché voleva che l’Ordine dei minori crescesse e si sviluppasse, sotto la protezione della Madre di Dio, là dove, per i meriti di lei, aveva avuto inizio. Là, inoltre, divenne araldo del Vangelo. Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza. A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto. Da allora la vigna di Cristo incominciò a produrre germogli profumati del buon odore del Signore, e frutti abbondanti con fiori soavi di grazia e di santità.