Giovedì XXXII Settimana del Tempo Ordinario
Fm 1,7-20 Sal 145 Lc 17,20-25
Il Regno di Dio viene in modo silenzioso e semplice, nella pazienza e nella fede. Chi vede e vive i suoi segni? Coloro che sono semplici e puri di cuore, che hanno lo sguardo rivolto verso le cose del cielo. Come è scritto nella lettera a Diogneto del II secolo d. C.: “I cristiani vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri… dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo”. Una vita che segue l’esempio del Signore Gesù, come anche quella di S. Paolo. Nella sua lettera a Filemone l’apostolo esprime la gioia nel Signore per aver generato un “figlio” alla fede. Ecco dove è la sua gioia, ecco come si rende presente il Regno di Dio!
Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplica, Signore (Sal 87,3)
Dalla Regola bollata [FF 90]
I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcun’altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia, e non si devono vergognare, perché il Signore per noi si è fatto povero in questo mondo. Questa è la sublimità di quell’altissima povertà, che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli, vi ha fatti poveri di cose e vi ha innalzati con le virtù. Questa sia la vostra parte di eredità, che conduce nella terra dei viventi. E aderendo totalmente a questa povertà, fratelli amatissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.



















