2Cor 9,6-11 Sal 111 Mt 6,1-6.16-18
“Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità” (Sal 139,23)
Ai tempi di Gesù, durante le liturgie della sinagoga, sull’offerente più generoso veniva richiamata l’attenzione di tutti. Questo veniva condotto solennemente dal sacerdote in un luogo in vista, perché tutti potessero ammirarlo e prenderlo ad esempio. Ma… “state attenti” ai troppi complimenti, dice Gesù: sono glorie effimere che rischiano di confondere. Soprattutto, distolgono il cuore dalla gioia più vera: lo sguardo d’amore del Padre. Gli applausi emozionano, ma sono momentanei e non sempre sinceri. Lo sguardo del Padre invece è incondizionato e ci svela la nostra verità più profonda. Non è la conseguenza delle buone azioni, ma la loro sorgente. La gioia che ne proviene è profonda e duratura. È discreta, silenziosa, non fa clamore, sebbene le sue conseguenze siano significative anche per chi è attorno a noi. Ecco la larghezza di cui parla Paolo: quell’abbondanza di bene che riceve chi dona la sua vita con gioia.
Dalle Ammonizioni [FF 178]
Beato il servo che accumula nel tesoro del cielo i beni che il Signore gli mostra e non brama di manifestarli agli uomini con la speranza di averne compenso, poiché lo stesso Altissimo manifesterà le sue opere a chiunque gli piacerà. Beato il servo che conserva nel suo cuore i segreti del Signore.



















