Venerdì XXV Settimana del Tempo Ordinario
Qo 3,1-11 Sal 143 Lc 9,18-22
Il Signore, dopo aver pregato il Padre, rivolge una domanda fondamentale ai suoi discepoli. Chi stanno seguendo? E perché? Quali aspettative hanno nei suoi confronti?
“Chi è dunque costui?”, si erano già domandati gli apostoli impauriti davanti alla tempesta sedata. Ma ora Pietro si fa portavoce dei suoi compagni e dichiara Gesù “Il Cristo di Dio”. È nella fede e nella preghiera che il discepolo intuisce il mistero di Gesù. È solo per un dono dall’alto che può proclamarlo uomo scelto e promesso da Dio per la salvezza. La questione ora è comprendere la via che il Messia sceglie per portare a compimento il progetto di Dio e incamminarsi dietro Lui. È questo il dono che riceviamo: scoprire il volto di Gesù rispondendo personalmente, ed in modo irripetibile, alla chiamata che ci viene rivolta: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Da questa risposta, che coinvolge la vita, dipende la qualità della sequela. Essa chiede di compiere un intenso cammino di purificazione dalle attese di gloria e di potere. Chiede di volgere incessantemente lo sguardo verso il Figlio dell’uomo che deve essere “ucciso e risorgere il terzo giorno”.
Signore Gesù, donaci si saper pregare con fede e gratuità per conoscere sempre più il tuo volto.
Dalla vita prima di Tommaso da Celano [FF 483]
Terminata la preghiera, si alzò e con spirito di umiltà e contrizione di cuore, fatto il segno della santa croce, prese il libro dall’altare e lo aprì con riverenza e timore. Ora avvenne che alla apertura del libro, la prima cosa sulla quale si posarono i suoi occhi fu la passione di nostro Signor Gesù Cristo, ma solo nel tratto in cui viene predetta.