Martedì III Settimana di Pasqua
Santi Filippo e Giacomo, festa
1Cor 15,1-8 Sal 18 Gv 14,6-14
Un invito che possiamo cogliere dalla Parola di oggi è senz’altro quello della preghiera. Intesa sia nella sua forma più intensa quando ci mettiamo a tu per tu con Dio, sia come atteggiamento fondamentale della vita vissuta nel nome di Gesù. La Parola ci suggerisce alcuni criteri per uno stile di vita orante: il
rimanere saldi nella fede ricevuta, cioè professare spesso il nostro credo e, confessare la fiducia che il Padre compie attraverso noi – coscienti della nostra miseria – cose più grandi delle nostre capacità.
Dobbiamo poi, forse, tutti riconoscere che, dalla preghiera, ci attendiamo un frutto sensibile, se non immediato almeno che non sia atteso troppo a lungo… Come perseverare nella preghiera quando non sembra arrivare una parola di luce? Si tratta di compiere le opere, di amare, facendo bene il proprio quotidiano, fino in fondo per non rischiare di tornare indietro nella vita spirituale.
Santi Filippo e Giacomo, pregate per noi.
Dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano [FF 681]
Trascorreva tutto il suo tempo in santo raccoglimento per imprimere nel cuore la sapienza; temeva di tornare indietro se non progrediva sempre. Cercava sempre un luogo appartato dove potersi unire, non solo con lo spirito, ma con le singole membra al suo Dio. E se all’improvviso si sentiva visitato dal Signore, per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola con il mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica per non svelare la manna nascosta.