Giovedì XXXIII Settimana del Tempo Ordinario
Ap 5,1-10 Sal 149 Lc 19,41-44
Santa Elisabetta d’Ungheria, memoria
Gesù parla a Gerusalemme come se fosse una persona, la accusa con dolore di non aver riconosciuto la visita fondamentale che dà compimento alla storia della salvezza e alla sua stessa storia. Gerusalemme città dei re, città del Tempio, centro privilegiato della presenza divina. Eppure, l’autosufficienza e le aspettative umane hanno offuscato la sua vista e non ha riconosciuto il tempo in cui Dio l’ha visitata. Ogni persona è come una Gerusalemme, luogo privilegiato in cui Gesù desidera abitare per edificarci, che Gesù vuole salvare con le sue visite. Ma ogni persona è anche come una Gerusalemme che può aprire o non aprire la porta alla Sua visita.
Oggi la liturgia fa memoria di Santa Elisabetta di Ungheria che ha riconosciuto la presenza del Signore e si è donata con generosità alla Chiesa e alla famiglia francescana, nella carità e nella preghiera.
Signore vieni, vieni a visitarci. Ti preghiamo oggi, in particolare, per l’Ordine francescano secolare, di cui Santa Elisabetta è patrona.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 591]
Francesco, benché ancora in abito secolare, aveva già un animo religioso. Lasciava i luoghi pubblici e frequentati, desideroso della solitudine, e qui spessissimo era ammaestrato dalla visita dello Spirito Santo. Era infatti strappato via e attratto da quella sovrana dolcezza che lo pervase fin da principio, in un modo così pieno da non lasciarlo più finché visse.