Giovedì 29 dicembre, Ottava di Natale
1Gv 2,3-11 Sal 95 Lc 2,22-35
Simeone è l’uomo biblico che ci mostra la conoscenza del sacro. Tra le tante mamme con i bambini che andavano al tempio, Simeone riesce a riconoscere il Messia. Ma come è stato possibile? Non era un bambino come tutti gli altri? Non era in una famiglia come tutte le altre? Da cosa è data questa conoscenza? Certamente da un dono dello Spirito Santo, ma ovviamente anche dalla disponibilità ad aprirsi a tale dono. Ogni cristiano porta una sacralità. Nel cammino di fede è importante trovare qualcuno che, come Simeone o come i mistici, riescano a comprendere nella vita di ogni giorno la sacralità che portiamo. E a nostra volta diventare sapienti, come Simeone, nel saperla cogliere negli altri, e annunciarla.
Donaci Signore cuore e intelletto puri.
Dalla Vita seconda di Tommaso da Celano [FF 640]
Nessuno deve meravigliarsi se questo profeta del nostro tempo si distingueva per tali privilegi: il suo intelletto, libero dalla nebbia densa delle cose terrene e non più soggetto alle lusinghe della carne, saliva leggero alle altezze celesti e si immergeva puro nella luce. Irradiato in tal modo dallo splendore della luce eterna, attingeva dalla Parola increata ciò che riecheggiava nelle parole. Oh, quanto siamo diversi oggi, noi che, avvolti dalle tenebre, ignoriamo anche le cose necessarie! E quale la causa, se non perché siamo amici della carne e anche noi ci imbrattiamo di mondanità? Se invece assieme alle mani, innalzassimo i nostri cuori al cielo, se stabilissimo la nostra dimora nei beni eterni, verremmo forse a conoscere ciò che ignoriamo: Dio e noi stessi. Chi vive nel fango, vede necessariamente solo fango; mentre non è possibile che l’occhio fisso al cielo non comprenda le realtà celesti.