Martedì della VII Settimana del Tempo Ordinario
Sir 2,1-13 Sal 36 Mc 9,30-37
I discepoli, gli intimi di Gesù, non vogliono saperne di accettare il suo programma così chiaro: morire per amore. Per strada infatti discutono su chi sia il più grande fra loro e hanno timore di interrogarlo. Nella casa di Cafarnao Gesù offre loro un luogo più intimo e familiare dove dialogare. Eppure essi tacciono: è chiaro che il timore che provano non è quello di cui parla il Siracide: quello di chi ama e cerca Dio sinceramente (Sir 2,13). I discepoli sono ancora “per strada”, luogo della semina infruttuosa. Per la strada il seme viene gettato, ma – dirà Gesù – è Satana, cioè la ricerca del potere e del primo posto, a portare via la Parola. È interessante qui notare che Gesù deve chiamare i discepoli. Ma come…non erano lì con lui in casa? In realtà i Dodici lo seguono, gli sono vicini fisicamente, ma la loro mentalità è lontana da quella del Signore. Infatti Gesù sta rinunciando a sé stesso per amore, occupandosi di loro con tenerezza e pazienza.
Signore, dona a noi, che vogliamo essere “in casa” con te, di perseverare nel tuo santo timore e di percorrere con gioia la via della piccolezza.
Dalle Ammonizioni [FF 221]
Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, e aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché tutti vi accolga Colui che tutto a voi si offre.