Martedì VI Settimana di Pasqua
At 16,22-34 Sal 137 Gv 16,5-11
Oggi, come discepoli di Gesù, viviamo tra due tempi: quello dell’attesa sulla terra, e quello del compimento nei Cieli, il già e non ancora. Tra questi due tempi lo Spirito Santo ci sostiene, ci illumina, ci guida nei momenti di gioia, speranza, dolore e anche di tristezza. Tempo dello Spirito tanto importante quanto impegnativo perché ci rende responsabili sia nella scelta di essere cristiani, sia nella scelta ancora più radicale di voler seguire totalmente Gesù.
Anche i discepoli di Gesù hanno lasciato tutto per Lui e, davanti all’addio del loro Maestro, ogni loro speranza sembra svanire, diventano tristi e non parlano più … Gesù li anticipa per consolarli e dar loro speranza: “È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi”.
Noi godiamo già del dono dello Spirito e il compito più impegnativo è quello di rinnegare noi stessi, è quello di accogliere con docilità la chiamata ricevuta che consiste nel lasciarci guidare dal Paràclito che ci porta alla verità tutta intera. Lasciando indietro la tristezza, chiediamo che questo tempo pasquale ci renda attenti per poterci convertire, per poter vedere i segni nuovi dello Spirito e saperli annunciare nella verità!
Signore Gesù, spezza le catene che ci tengono fermi, incapaci di seguire i movimenti dello Spirito.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 382]
Non temendo quindi d’esser trovato incoerente, predicava la verità con franchezza, tanto che anche uomini dottissimi e celebri accoglievano ammirati le sue ispirate parole, e alla sua presenza erano invasi da un salutare timore.