Lunedì XIV Settimana del Tempo Ordinario
Os 2,16-17b-18.21-22 Sal 144 Mt 9,18-26
Due domeniche fa abbiamo ascoltato questo stesso vangelo, nella versione di Marco. Matteo ne fa come un riassunto, lasciando al solo l’essenziale: la fede. È la fede del capo della sinagoga che lo fa prostrare davanti a Gesù per chiedere il miracolo, e ancora, è la fede che salva la donna emorroissa.
Questa fede è accompagnata in entrambi i casi da un gesto che trasgredisce la legge: la donna impura tocca Gesù, rischiando la morte per questo; poco dopo Gesù prende la mano della fanciulla morta, diventando lui stesso impuro.
La fede non ci lascia comodi, ma anzi ci chiede di osare: osare credere che il Signore vince la morte, osare spingerci incontro a Gesù fino a rischiare il tutto per tutto. E questa nostra fede è possibile solo perché è Gesù stesso che fa il primo passo verso di noi. Lui ci ha donato la Sua vita: Lui si è proteso verso di noi fino a condividere ogni nostra fragilità, donandosi tutto a noi, perché noi potessimo credere in Lui e in Lui avere la vita in abbondanza.
Il salvatore nostro Gesù Cristo ha vinto la morte e ha fatto splendere la vita per mezzo del Vangelo
Dalla Regola non bollata [71]
Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si interponga a che noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veracemente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui.