Venerdì XXII Settimana del Tempo Ordinario
Col 1,15-20 Sal 99 Lc 5,33-39
Mentre i farisei cercano di trarre in inganno Gesù, lui parla di relazione sponsale. I discepoli di Gesù mangiano e bevono, nonostante che il Signore indichi come mezzi efficaci il digiuno e la preghiera. Il digiuno rappresenta il rapporto che abbiamo con la terra, con il nostro corpo, con i beni materiali: la vita, essendo un dono, non possiamo possederla e sappiamo bene che siamo chiamati a delle rinunce.
La preghiera, invece, ci parla del rapporto che abbiamo con Dio. L’uomo prega perché ha bisogno dell’Altro, anche se ha tutto! Mangiare e bere, nel Vangelo, richiamano l’Eucaristia. Noi oggi viviamo la pienezza di vita. Riceviamo tutto come dono, riceviamo lo Spirito di Dio e il suo Amore.
Noi oggi viviamo la presenza dello sposo. Il mangiare e il bere sono gesti di ringraziamento per celebrare Colui che ci ha raggiunto, Colui che ha preso l’iniziativa e rinnova la nostra la vita, Colui che è lo Sposo eccellente che si offre. Lo sposo manca dove non c’è la gioia! Ma se c’è la gioia, gustiamo già oggi la vita piena!
Acclamiamo al Signore nostro sposo!
Dalla Leggenda di S. Chiara [FF 3199]
Certamente, nella sua dolcezza, Dio aveva dato convito alla poverella e, dopo averle inondato l’animo nell’orazione con la sua Luce vera, lo manifestava al difuori sensibilmente. Così nel mondo mutevole unita immutabilmente al suo nobile Sposo, trova continua delizia nelle cose superne; così, sostenuta da ferma virtù nel volgersi della mobile ruota del mondo e racchiudendo in un vaso d’argilla un tesoro di gloria, con il corpo dimora quaggiù sulla terra, ma con lo spirito nell’alto.