Giovedì XV Settimana del Tempo Ordinario
Is 26,7-9.12.16-19 Sal 101 Mt 11,28-30
Gesù chiama: “Venite a me”. Chiama tutti e l’invito lo accolgono coloro che vengono toccati dal suo invito. È accolto da coloro che non sono soddisfatti della loro sapienza, della loro capacità di risolvere tutto. Con queste parole il Signore sollecita una nostra risposta. In effetti è una chiamata rivolta a quanti hanno cercato o hanno sofferto, nello sforzo di adempiere la Legge. A quanti hanno forse cercato di essere fedeli, tralasciando però il rapporto intimo con il Signore. Al giogo della Legge si sostituisce il giogo del Signore. È lo “strumento” per noi per preparare il terreno, per tracciare la nostra vita sulla via del Vangelo. Il Signore lo porta con noi e questo è ciò che consola, che rende il giogo dolce e leggero. “Venite a me”, dice il Signore, perché sono la sapienza e questa sapienza è rivelata ai piccoli. È rivelata a voi che avete compreso chi sono, se al mio nome e al mio ricordo si volge tutto il vostro desiderio.
Signore Gesù, “il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano” se miti e umili ci lasciamo accompagnare da te.
Dalla leggenda Maggiore di San Bonaventura [1205]
Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui, vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi. Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace.