Mercoledì II Settimana di Avvento
Is 40,25-31 Sal 102 Mt 11,28-30
“Non lo sai, Giacobbe? Non l’hai udito, Israele?”. Il profeta consola ed esorta chi si sente stanco, oppresso, “senza diritti”, senza uno sguardo amorevole che vegli su di lui. Con le sue domande, infonde coraggio. “Perché dici: la mia via è nascosta al Signore?”. Ma Isaia scuote le coscienze e cerca di provocare una risposta più profonda e sincera. Vede infatti che, pur incamminandosi verso Dio, l’uomo spesso si perde nelle proprie vie. Anche noi potremmo chiederci: perché lo scoraggiamento? da dove vengono tante stanchezze? Alle volte sono anche i nostri egoismi e attaccamenti confusi a stancarci. A volte le nostre testardaggini e chiusure ad opprimerci. Ma Gesù teneramente ci ripete: “Venite a me…”. Andiamo a Lui allora, così come siamo. Noi tutti, sempre un po’ oppressi e un po’ oppressori. Noi, a volte privati del diritto, ma spesso schiavi volontari della legge che ci blocca. A noi, così come siamo, il Signore assicura che tutte le nostre stanchezze – evitabili o inevitabili – trovano tra le sue braccia misericordia e pace.
Tu, Padre, sei grande nell’amore.
Dalle Ammonizioni [FF 156]
Dice l’Apostolo: «La lettera uccide, lo Spirito invece dà vita». Sono uccisi dalla lettera coloro che desiderano sapere unicamente le sole parole, per essere ritenuti più sapienti in mezzo agli altri e poter acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici. E sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza, che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.