Martedì fra l’Ottava di Pasqua
At 2,36-41 Sal 32 Gv 20,11-18
Il vangelo di oggi, al v.11, nella sua versione integrale dice “invece Maria” resta lì. Cosa vuol dire questo invece? È in contrasto con i discepoli, Simon Pietro e Giovanni, che lei stessa aveva chiamato per dirgli che il sepolcro era vuoto. Loro, con lei, erano andati al sepolcro. Avevano “visto e creduto”, poi non sappiamo dove siano andati e cosa abbiano fatto subito dopo.
Maria di Magdala rimane al sepolcro, all’aperto, sola ed esposta… Non può muoversi da lì. Avrebbe potuto anche lei tornare indietro – lui non c’è – perché sta lì? Quel sepolcro è diventato come la sua casa, perché in quel sepolcro è stato deposto il suo Signore, lì vicino è stato messo sull’albero, è stato trafitto, lì ha visto il suo amore, l’amore estremo del Signore, e lei sta di casa in questo amore, non può muoversi da lì. La sua casa è l’amore di Gesù: e lì la sua fede cresce e diviene pasquale.
Maria è dunque l’icona della fedeltà, dice papa Francesco: rimane fedele anche davanti all’impossibile e, questa fedeltà, sfocia nello scambio di voci tra Gesù che la chiama per nome: “Ma-riàm”, e lei risponde proclamandolo come il suo ‘Rabbunì’. Qui la vita cambia davvero nella gioia della risurrezione.
Chiediamo oggi al Signore la grazia della fedeltà: di ringraziare quando Lui ci dà sicurezze, ma mai pensare che sono le “mie” sicurezze e sempre, guardare oltre le proprie sicurezze; la grazia di essere fedeli anche davanti ai sepolcri, davanti al crollo di tante illusioni (Papa Francesco).
Dalla seconda lettera di Santa Chiara ad Agense [FF 2880]
Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai; se con Lui piangerai con Lui godrai; se con Lui morirai sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi, e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita.