Giovedì XI Settimana del Tempo Ordinario
2 Cor 11,1-11 Sal 110 Mt 6,7-15
Gesù non poteva consegnarci preghiera più bella del Padre Nostro. È una preghiera essenziale che più che una serie di parole dette è una professione di fede nel Padre eterno. Una professione di fede che possiamo dire grazie a Gesù che ci svela il volto del Padre. È la preghiera che ci permette non tanto di chiedere ma di intrattenerci con Colui che ci tiene in vita la nostra esistenza.
Arrivare alla consapevolezza di essere figli amati e voluti è un cammino che richiede fedeltà, pazienza e fiducia. Ma il Padre che è nei cieli, proprio a gloria del suo nome e del suo Regno d’amore, è lì, sempre, ad attendere che entriamo nella sua vita, chiedendo ciò che serve perché proprio questo accada, che entriamo e stiamo nella sua vita che vuole elargirci quotidianamente e a piene mani.
Signore Gesù, grazie perché ci insegni a pregare il Padre che è nei cieli.
Dalla Leggenda perugina [FF 1667]
Nella settimana in cui Francesco passò da questa vita, Chiara, prima pianticella dell’Ordine delle sorelle e badessa delle Sorelle Povere del monastero di San Damiano in Assisi, emula di Francesco nel conservare intatta la povertà del Figlio di Dio, era anch’essa gravemente inferma. E temeva di spegnersi prima del Santo. Affranta, ella piangeva e non riusciva a darsi pace pensando che non avrebbe più visto Francesco, suo unico padre dopo Dio, lui che la confortava nello spirito e nel corpo, che l’aveva fondata per primo nella grazia del Signore. E tramite un frate, Chiara fece conoscere a Francesco questa sua ansietà. Il Santo, informato della cosa, ne fu tutto commosso, perché amava Chiara e le sue sorelle con amore di padre, per la vita santa che conducevano e soprattutto perché, con l’aiuto del Signore, era stato lui a convertirla a Dio con i suoi consigli pochi anni dopo l’arrivo dei primi frati. La conversione di Chiara aveva procurato molta edificazione non solo alla comunità dei frati ma alla intera Chiesa di Dio.