Sabato XXII Settimana del Tempo Ordinario
Col 1,21-23 Sal 53 Lc 6,1-5
Il sabato per gli israeliti è giorno santo e da santificare. È il giorno in cui il popolo prega, giorno di festa e di gioia in ricordo della liberazione dalla schiavitù. Tutta la santità di questo giorno si basa sull’imitazione di Dio, che scelse questo giorno come per portare a compimento la creazione e riposare.
È proprio l’immagine di Dio che Gesù viene a rivelare e a purificare dicendo: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
Gesù viene a rivelarci che tutta la Legge è a servizio dell’uomo, e lo fa mostrandoci che Dio stesso, in Lui, viene a servire. È l’uomo il fine della Legge, e non la Legge il fine dell’uomo. Questo deve valere sempre, anche per noi oggi, per tutte quelle regole scritte e non scritte, sulle quali basiamo le nostre relazioni con gli altri. Possiamo chiederci: il mio modo di fare, quello che penso sia giusto, su cosa si basa? Chi mette al centro? Chi serve? Gesù ci insegna a mettere sempre prima la relazione, sempre prima il bene dell’altro. Questo è santificare il tempo, questo è segno che la nostra preghiera è vera e non semplice adempimento di precetti.
Fa o Signore che l’ascolto della tua Parola rafforzi i nostri cuori e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Dalle Ammonizioni [FF 156]
E sono uccisi dalla lettera quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza, che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io carnale, ma la restituiscono con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.