Lunedì V Settimana di Quaresima
Dn 13,1–9.15–17.19–30.33–62 Sal 22 Gv 8,12-20
Durante la Festa delle Capanne, nel Tempio di Gerusalemme venivano accese quattro grandi lampade che ricordavano la luce della Torà, dell’insegnamento dato da Dio al suo popolo per guidarlo nel cammino, così come la colonna di fuoco lo aveva accompagnato nell’esodo. È in questo contesto che Gesù afferma: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gesù è la luce che è vita, la luce che illumina la vita e che conduce alla vita. Nessun uomo da solo può essere fonte di luce per se stesso, tutti abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa che ci aiuti a comprendere da dove veniamo e dove andiamo. Se si distolgono gli occhi per non vedere il Cielo facilmente le logiche umane portano a commettere gravi errori, come per i due giudici al tempo di Susanna.
Invochiamo spesso lo Spirito Santo, perché la vita del Padre che risplende in Gesù sia luce per la nostra vita.
Vieni, Santo Spirito, vieni, luce dei cuori. O luce beatissima,
invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli.
Dal Libro delle tribolazioni [FF 2114]
Cristo era per lui sostanza, energia, passione, lume e vita, impresso a fuoco negli affetti e nell’intelletto; a lui unito cruciforme e in modo arcano immedesimato. Quanto era, quanto desiderava, pensava, diceva e faceva, lo mutuava da Cristo e, in unione a lui e per lui, lo programmava con zelo, umiltà e santità, e lo adempiva con perseveranza.