Sabato II Settimana di Pasqua
At 6,1-7 Sal 32 Gv 6,16-21
Oggi non siamo tanto abituati a un ragionamento come quello dei primi apostoli. Forse anche perché, lungo i secoli, la “vita spirituale” troppo spesso si è trasformata in qualcosa di elitario, così che chi aveva compiti “spirituali” si considerava ed era ritenuto più importante degli altri. Anche oggi il Papa ripetutamente richiama l’attenzione al male del clericalismo e della mondanità spirituale. La Parola oggi ci offre un insegnamento importante. Non si tratta di contrapporre l’attività alla contemplazione, o la vita spirituale al servizio caritativo. Per servire alle mense occorrono sapienza e pienezza di Spirito Santo, e chi si dedica in modo costante alla preghiera è al servizio della Parola. E non si può trascurare la Parola in nome del servizio. Occorre, come ci ricordano i vangeli della Pasqua, che Gesù sia in mezzo, sia nel servizio a mensa che in quello della Parola, perché solo se Gesù è sulla barca, possiamo raggiungere la riva, altrimenti rimaniamo in balia delle correnti e dei venti esterni e delle paure del nostro cuore.
Donaci Signore, di compiere ogni cosa, tenendo lo sguardo fisso su di Te.
Dalla Vita prima di Tommaso da Celano [FF 381]
Discorrevano tra di loro, veri cultori della giustizia, se dovevano svolgere la loro vita tra gli uomini o ritirarsi in luoghi solitari. Ma san Francesco che, non fidandosi mai di se stesso, premetteva a ogni decisione la preghiera a Dio, scelse di vivere non soltanto per sé, ma per Colui che è morto per tutti.