Giovedì XXI Settimana del Tempo Ordinario
1Cor 1,1-9 Sal 144 Mt 24,42-51
Spesso leggendo questo brano del Vangelo si resta colpiti dal fatto che la venuta del Signore sia paragonata a quella di un ladro, o di un padrone che fa di tutto per coglierci in fallo. Viene spontaneo immedesimarsi nel “povero” servo scoperto nella sua debolezza e preferiremmo forse trovare scritto di un padrone più comprensivo e accomodante. Se però cambiamo prospettiva, possiamo cogliere la bontà di Dio, di cui la Parola ci parla oggi.
Il Padrone, infatti, ha stima e cura del servo a cui affida delle responsabilità, ed è pronto, al suo ritorno, a ricompensarlo mettendolo a capo di tutti i suoi beni. Quello che è chiesto a noi “servi” è di avere fiducia nel Signore, di riconoscerci stimati e custoditi dalla Sua benevolenza. Vegliare è dunque prima di tutto riconoscere che il Signore è fedele e la sua fedeltà è ciò su cui deve basarsi il nostro impegno. In Lui, come ci ricorda san Paolo, «siamo arricchiti di tutti i doni», e Lui stesso ci «renderà saldi fino alla fine».
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
senza fine è la sua grandezza
Dalla Lettera a Ermentrude di Bruges [FF 2916-2917]
Prega e sii vigilante sempre […]. Non aver paura, o figlia: Dio, fedele in tutti le sue parole e santo in tutte le sue opere, effonderà su di te e sulle tue figlie la sua benedizione, e sarà vostro aiuto e ottimo consolatore; egli è nostro redentore ed eterna ricompensa.