Giovedì I Settimana di Quaresima
Est 4,17k-u Sal 137 Mt 7,7-12
La regina Ester vive un momento di profondo smarrimento. È angosciata non solo per sé stessa, ma anche per le sorti del suo popolo. E proprio in questa circostanza, raccoglie tutta la fede che ha e grida a Dio una preghiera aperta e confidente. Ester ci dà l’occasione per riflettere su un passaggio decisivo: da una fede vissuta come tradizione, un Dio “appreso dai libri dei suoi antenati”, ad un incontro autentico, vero, personale. La sua esperienza ricorda quella di Giobbe che, al termine della sua vicenda, dirà a Dio: “Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5). A volte sono proprio i passaggi difficili, quelli che non vorremmo, ad introdurci ad un dialogo più autentico e sincero con il Signore. È lì che facciamo esperienza della sua vicinanza e della sua cura per noi. Così Dio non è più un giudice lontano e indifferente verso le nostre cose, ma un Padre che ci ama teneramente, ci è vicino e non vede l’ora di darci “cose buone”.
“Signore, volgi il nostro lutto in gioia, le nostre sofferenze in salvezza”.
Dalle Laudi e preghiere [FF 265]
Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Iddio, ogni bene, sommo bene, tutto il bene, che solo sei buono, fa’ che noi ti rendiamo ogni lode, ogni gloria, ogni grazia, ogni onore, ogni benedizione e tutti i beni. Fiat! Fiat! Amen.