Sabato VII Settimana di Pasqua
At 28,16-20.30-31 Sal 10 Gv 21,20-25
“La sua testimonianza è vera”. L’evangelista Giovanni termina il suo vangelo come se volesse darci garanzia di autenticità. Dice che non ha interpretato, commentato… ma scritto ciò che ha visto, sentito, udito dal Signore Gesù. I fatti che racconta sono relazioni vere, umane, molto concrete, a volte anche vivacemente “nervose”, come può esserlo una discussione. Sì, una relazione vera, fatta di calma, tenerezza, comprensione e a volte incomprensione. Ci rapportiamo a Gesù con la stessa franchezza e verità? Dice Papa Francesco: “Siamo spesso tentati di relegare il Vangelo nel bozzolo di una rivelazione zuccherosa, aggiungendoci una venerazione di circostanza. Questo, apparentemente, sembra rispettoso. In realtà ci allontana dal vero Gesù, diventa persino occasione per una fede astratta, autoreferenziale”. Gesù è il Verbo di Dio fatto uomo, desidera avere con noi un rapporto reale, autentico. Così, quando perdiamo tempo in questioni mondane, in curiosità banali, ci scuote e ci risveglia dicendoci: “A te che importa? Tu seguimi”.
Manda il Tuo Spirito, o Signore, perché ci ricordi tutto quello che tu ci hai detto.
Dal Testamento di Santa Chiara [FF 2823]
Tra gli altri benefici, che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, c’è la nostra vocazione: e quanto più è grande e perfetta, tanto più a lui siamo obbligate […] Per noi il Figlio di Dio si è fatto via, e questa ci mostrò e insegnò con la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di lui.