Martedì XI Settimana del Tempo Ordinario
2Cor 8,1-9 Sal 145 Mt 5,43-48
È difficile mettere in pratica il comandamento dell’amore ai nemici. A volte, forse, tentiamo sforzi volontaristici per pregare per chi ci ha fatto un’offesa, dimenticando, a volte, di esserne noi stessi la causa. Ma se il Signore ci dà questo comandamento, evidentemente sa che possiamo cambiare, crescere sempre più nell’amore. E in che modo “abilita” la capacità di amare, in noi che ne sperimentiamo tutto il limite? Il modo che lui ha di essere presente e prendersi cura di ciascuno di noi, diventa modello ma anche sorgente di questo amore. Gesù ci ama per primo, dimostrandoci la sua cura paziente e premurosa. Così è per la comunità della Macedonia, da cui Paolo si sente edificato. Questa gente sa donarsi prima di tutto al Signore, e poi ai fratelli. È la relazione con lui, infatti, che ci permette di amare gli altri “al di là dei nostri mezzi”, con gratuità e premura.
Signore, facci riconoscere il bene che riceviamo ogni giorno da te, e permettici di restituirlo con cuore libero e gratuito.
Dalla Lettera a un Ministro [FF 235]
E se, in seguito, [il frate che ha peccato] mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attirarlo al Signore, e abbi sempre misericordia di tali fratelli.