Lunedì VI Settimana del Tempo Ordinario
Gc 1,1-11 Sal 118 Mc 8,11-13
Solo chi si sente irreprensibile può mettere l’altro alla prova, perché per poter giudicare occorre essere certi di ciò che si crede e si fà. La fede, invece, abita nel cuore di chi si riconosce piccolo. Ecco perché la risposta di Gesù ai farisei è così dura. Se davanti al mistero di Dio ci poniamo dall’alto delle nostre certezze, non saremo capaci di cogliere nessun segno nell’agire di Gesù. Ma se abbiamo l’umiltà di riconoscere la nostra piccolezza e finitudine e ci apriamo alla fede, sentendoci figli e riconoscendo Dio come Padre, allora vedremo i segni che Egli “dona a tutti con semplicità e senza condizioni”.
Abbi misericordia di noi Signore, liberaci dalla superbia che ci impedisce di vedere i segni del tuo amore.
Dai Fioretti [cf. FF 1836]
Frate Leone con grande ammirazione domandò a Francesco: «Padre, io ti prego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia». E santo Francesco gli rispose: «Quando noi saremo a Santa Maria degli Angeli, bagnati per la pioggia e agghiacciati per il freddo, coperti di fango e afflitti dalla fame, e picchieremo la porta dello luogo, e il portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due dei vostri frati; e colui dirà: “Voi non dite il vero, anzi siete due scellerati ch’andate ingannando il mondo e rubando le elemosine dei poveri; andate via” e non ci aprirà, e ci farà stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame fino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente senza turbarcene e senza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quel portinaio veramente ci conosce, e che Iddio lo fa parlare così di noi; o frate Leone, scrivi che qui è perfetta letizia.