Martedì XXXI Settimana del Tempo Ordinario
Fil 2,12-18 Sal 26 Lc 14,25-33
San Carlo Borromeo
Tante persone vanno dietro a Gesù e lui non si compiace di questo. Piuttosto si preoccupa di offrire a loro, cioè a noi, un criterio per guardarsi dentro e discernere cosa c’è nel cuore. Non vuole essere una parola esigente, escludente qualcuno. È una parola onesta, molto chiara: seguire il Signore e avere la vita piena è possibile solo se il cuore è libero dagli affetti. Assomiglia in qualche modo all’esortazione di san Paolo: siate obbedienti, dedicatevi alla vostra salvezza, ricordatevi che è Dio che suscita in voi l’operare. Se siamo onesti riconosciamo che non sempre è così. Sono le nostre esigenze affettive che spesso ci dirigono. Se è così, dice Gesù, non puoi riuscire a seguirmi; non puoi avere la gioia autentica che voglio darti. Per essere discepoli serve un cuore libero, non imbrigliato nei propri attaccamenti. È la relazione prioritaria con Gesù che definisce ogni altra relazione e la volontà di Dio non la si può compiere senza questa libertà affettiva. Guardiamo Abramo: entra nella fede mettendo Dio davanti all’affetto per suo figlio, poi non lo perderà ma lo avrà in una priorità più giusta. Anche per san Carlo Borromeo l’amore di Gesù crocifisso era modello e priorità per ogni decisione e relazione.
Concedici, o Padre, di dedicarci costantemente a crescere nella libertà.
Dalle Ammonizioni [FF 146-147]
Disse il Signore a Adamo: “Mangia pure i frutti di qualunque albero, ma dell’albero della scienza del bene e del male non ne mangiare”. Adamo poteva dunque mangiare i frutti di qualunque albero del Paradiso; egli, finché non contravvenne all’obbedienza non peccò.
Mangia, infatti dell’albero della scienza del bene colui che si appropria la sua volontà e si esalta per i beni che il Signore dice e opera in lui; e così, per suggestione del diavolo e per la trasgressione del comando, è diventato per lui il frutto della scienza del male. Bisogna perciò che ne sopporti la pena.