Venerdì I Settimana del Tempo Ordinario
Eb 4,1-5.11 Sal 77 Mc 2,1-12
Due scene, una esterna e una interna alla casa.
In quella esterna notiamo i quattro barellieri e il malato. In quella interna c’è Gesù che osserva e vede. Sono persone di buona volontà e tenaci quelle che portano il paralitico da Gesù. Lo fanno rischiando il tutto per tutto, attraverso un passaggio insolito, il tetto. Certo, la scena si comprende bene se ci immaginiamo i tetti degli edifici palestinesi costruiti con canne, fieno, rami intrecciati e argilla. Comunque, ciò che possiamo cogliere è l’invito a trovare la strada migliore, a qualsiasi costo, pur di portare a Gesù. È la fede di questi uomini che spinge il Signore ad assolvere l’uomo paralitico perché possa alzarsi e ristabilire il suo rapporto con Dio. Non c’è più bisogno di trasmettere il perdono attraverso mediazioni rituali, attraverso una vittima per l’espiazione. Gesù è lì pronto ad aspettarci per donarci la sua misericordia, mentre noi cerchiamo con tutta la volontà di arrivare a Lui per portargli i fratelli, ma anche noi stessi.
Grazie Signore Gesù, perché il tuo perdono ci fa entrare nel riposo promesso fin dalla fondazione del mondo, che è pace e gioia.
Dalla Leggenda Maggiore di San Bonaventura [FF 1056]
Un giorno, mentre, ritirato in luogo solitario, piangeva ripensando con amarezza al suo passato, si sentì pervaso dalla gioia dello Spirito Santo, da cui ebbe l’assicurazione che gli erano stati pienamente rimessi tutti i peccati.