Giovedì VIII Settimana del Tempo ordinario
Sir 42,15-26 Sal 32 Mc 10,46-52
Nel Vangelo di oggi incontriamo diversi contrasti che, come un crescendo, ci interpellano: il primo riguarda l’immagine del cieco che mendica lungo la strada con quella di Gerico, splendida e rigogliosa oasi nel deserto. La strada, che di solito, è luogo di incontro, qui diviene luogo di emarginazione.
C’è poi il grido del povero messo a zittire da una parte, ma ascoltato dal Signore dall’altra: “questo povero grida e il Signore lo ascolta” (Sal 34,7). È un contrasto imbarazzante che svela la differenza fra il cuore dell’uomo e il cuore di Dio. Ne facciamo esperienza quotidiana della nostra povertà, delle disattenzioni che viviamo con chi è vicino a noi, più o meno nel bisogno.
Come si riconcilia questo contrasto che abbiamo nel cuore ce lo insegna quest’uomo cieco, che è capace di vedere con gli occhi della fede: è solo l’incontro con la misericordia di Gesù che ci pacifica e ci integra, se accogliamo però di stare dietro a lui. Perché è unicamente in questa postura della sequela che ogni contrasto trova la sua pace.
Padre, donaci di lasciarci guarire da Gesù e di vivere nella lode.
Dalla Vita Prima di Tommaso da Celano [FF 401-402]
Fedeli alla esortazione di Francesco, essi, ogni volta che passavano vicino a una chiesa, oppure anche la scorgevano da lontano, si inchinavano in quella direzione e, proni col corpo e con lo spirito, adoravano l’Onnipotente, dicendo: “Ti adoriamo, o Cristo, qui e in tutte le chiese”. E, cosa non meno ammirevole, altrettanto facevano dovunque capitava loro di vedere una croce o una forma di croce, per terra, sulle pareti, tra gli alberi, nelle siepi. Erano così pieni di santa semplicità, di innocenza, di purezza di cuore da ignorare ogni doppiezza.